Ser Amon
Di questo guerriero scrisse per primo l’egittologo Christian Jacq in una Trilogia su Ramesse il Grande. C. J. da qualcuno fu accusato di essere un romanziere, con un tono di condanna. La cosa non ci trova assolutamente d’accordo, egli era infatti un Egittologo e anche piuttosto bravo.
Se noi abbiamo preso la decisione di scrivere un Romanzo, è anche grazie al suo esempio.
Egli ci ha insegnato che esistono Romanzi di levatura alle volte migliore di certi saggi, se scritti da chi la materia la conosce meglio di chi la studia nei Testi Scolastici che citano solo argomenti di Storia Classica, Greca e Romana, quindi piuttosto recente e che di questi fatti poco conoscono.
Fermo restando che abbiamo parecchi dubbi sulla traduzione del nome con l’assurdo Serramanna, almeno nella edizione Italiana; nome che non poteva allora esistere essendo un nome dalla chiara origine neolatina.
Forse spiegato il mistero dal nome del traduttore della versione in Lingua italiana, di probabili origini sarde Francesco Saba Sardi! Forse il nostro amico traduttore voleva fare un regalo ai suoi Conterranei.
Lodevole iniziativa ma errata la forma. Noi comunque lo chiameremo con il suo nome. Ser.Amon.
Siamo intorno al 1279 a.C. e Ramesse è da qualche anno diventato Faraone succedendo al padre Seti I al posto del fratellastro Neb.Ka.Set, che sarà esiliato con la “sua” gente.
Fra le imprese a lui attribuite ci fu questa invasione di “Pirati” Sardana di cui lui era il comandante.
L’Invasione che il faraone non manca di citare nella famigerata Stele di Tanis o Stele dei Sardana:
< Il vincitore dei guerrieri del mare, che lascia il Delta tranquillo, colui la cui fama attraversò il mare. I turbolenti Shardana, che nessuno aveva saputo combattere, vennero sfacciatamente sulle loro navi da guerra dal mezzo del mare e nessuno poteva opporsi a loro.>
La Stele di Tanis o Stele dei Shardana
Ora, sappiamo che i re dell’antichità e non solo loro, avevano il vizio di vantarsi di vittorie che spesso erano delle sonore sconfitte, se non almeno dei pareggi.
Lo stesso Ramesse cinque anni dopo si vanterà di aver sconfitto l’Esercito di Muwathali re di Hattusa, mentre oggi alcuni studiosi sono concordi con quanto noi scrivevamo 20 anni fa: che cioè il comandante della confederazione di 35 regni che facevano capo al regno di Hatti lo aveva attirato in una trappola e se la strenua difesa organizzata dai Sardana della sua Guardia del Corpo non lo avesse messo in salvo, oggi di Ramesse non parlerebbe nessuno, men che meno noi!
Di questa battaglia parleremo subito, ma intanto citiamo l’amico Christian Jacq che ci racconta che Ramesse, dopo aver sconfitto i “Pirati Sardana”, li arruolò nel suo esercito, diventando amico di Ser Amon, mettendolo anche a capo della sua Guardia del Corpo.
La Battaglia di Qadesh
Questa battaglia è passata alla storia per essere la prima con un resoconto preciso e una descrizione dettagliata, inoltre tale avvenimento fu seguito dal primo trattato internazionale di cui si conoscano le clausole. Resoconto della battaglia dal “Poema di Pentaur”, dal nome dello scriba che trascrisse su papiro i testi delle iscrizioni del tempio di Ramessu II ad Abidos, del tempio di Karnak, del tempio di Luxor e le iscrizioni in grafia ieratica del Papiro Sallier III: – –
<Ingannata da false spie catturate presso il fiume Oronte e interrogate circa la consistenza dell’esercito di Hattusa, la divisione Ra, comandata da Ramessu in persona, con la divisione Ammone, attraversano il fiume, (con loro un contingente della guardia scelta di Shardana N.d.A.).
Le altre due divisioni, Set con la nuova creata dallo stesso Ramessu, Ptah, restano indietro. Ramessu lancia l’attacco in testa all’esercito come sempre, a bordo del suo carro da guerra, ma deve fermarsi impietrito: dal fitto bosco escono sulla radura migliaia di carri ittiti affiancati dai Siriani e da numerosi altri alleati.
Muwattali re di Hatti era riuscito a formare la più grande coalizione mai vista fino ad allora per distruggere l’Egitto una volta per tutte. Il re degli Ittiti pose al comando del generale Hatushili una delle più grandi armate della storia di fine 2° Millennio.
La Storia parla di 15 tra province e regni alleati, di oltre 37.000 uomini armati, di 3500 carri da guerra, quei carri di cui anche nella Bibbia si parla con terrore.
Il faraone disponeva di quattro divisioni composte da 5.000 uomini ciascuna, di cui i due terzi erano mercenari: 1.600 Qeheqs (beduini del deserto occidentale), 880 arcieri Nubiani, 100 Meswesh (Libici) e 520 Sardana.
Questi ultimi avevano anche il compito di guardia personale di Ramessu. I carri di cui disponevano gli Egiziani durate il primo scontro erano in numero di circa 300, quindi infinitamente inferiori alle forze ittite. Il giovane faraone angosciato alza i suoi lamenti: “vedete come hanno agito i capi?
Essi hanno detto al faraone, tramite le spie catturate, che il vinto Hatti era nel Paese di Aleppo, essendo fuggito davanti alla mia maestà… mentre si nasconde dietro Qadesh l’agguato”.
Gli Ittiti devastano il campo di Ramessu, ma ciò fa rallentare la loro azione. Ramessu, radunata la sua guardia scelta, con a fianco il suo leone Massacratore e il suo fedele Dogo del Caucaso, si lancia in un disperato attacco e il suo carro fa strage dei nemici.>
L’arrivo delle truppe ausiliarie di Amurru e della divisione Ptah respingono definitivamente il nemico, mettendo in salvo Ramessu, il quale poi si vanterà di aver vinto una battaglia che al massimo aveva…pareggiato!
Anni dopo Ramesse stipulerà volentieri un trattato di pace (il primo della Storia) con gli Ittiti. Di questo trattato esistono due copie: una egizia e una ittita (nella foto). NB: gli alleati di Muwathalli erano composti da popolazioni asiatiche, circa 35 Nazioni in totale, e da alcuni mercenari dei Popoli del Mare, fra cui i Lukka – Naharin (i Nahar di Harran la città di Sin di cui il gran sacerdote era lo stesso di Ur: il padre di Abram, Terah) come Arzawa, Der.den ( I Shardana delle isole di fronte ai Dardanelli, che a Troja erano comandati da Enea e che nel 1450 fecero una spedizione alla conquista di Creta insieme agli Akayasa) Qehesh, Mesa, Pidassa, Aruna, Qarkesc, Luka, Qagiuaden, Karkemisc, Ugarit (la più grande città commerciale dell’Oriente), Qedi, la terra di Nugas al completo, Muscianet, Qadesh stessa”.
Da: “Shardana i Popoli del Mare” (Leonardo Melis, ed. PTM 2002).
Ora, non citando nomi propri, se non quello di “Sua Maestà”, nel Poema non troviamo quello di Ser.Amon. essendo però presente la Guardia del Corpo composta da 520 Sardana, rimane logico che il comandante era presente.
Pur se leggendo Christian Jacq, lui trova un escamotage per trattenerlo a Piri. Ramesse in carcere! Ma qui salta fuori il Romanziere e si distrae lo Storico/Egittologo.
Noi siamo convinti che Ramesse non potesse fare a meno del suo amico e comandante che oltretutto non aveva nominato solo per … simpatia. Ser.Amon era infatti, oltre che un valente comandante, un guerriero più che prestante. Pare che “sovrastasse il Re di una spanna” e Ramessu era alto circa 1.80 cm.! Alla faccia dei Sardi di bassa statura!
Il Faraone fece di questa battaglia il mito della sua vita.
Eresse monumenti, statue e templi. Una parete del tempio di Abu Simbel raffigurava per intero lo svolgimento della battaglia che il faraone si vantava di aver vinto(!).
Una vanteria durata 3.250 anni! Da poco infatti, nuovi studi hanno dimostrato che si trattò al massimo di un pareggio! “Gli Ittiti devastano il campo di Ramessu, ma ciò fa rallentare la loro azione”.
“L’arrivo delle truppe ausiliarie di Amurru e della divisione Ptah respingono definitivamente il nemico, mettendo in salvo Ramessu”, Ecco come era andata! E noi aggiungiamo anche “Il calar del sole e l’arrivo della notte convince i due eserciti a un tacito armistizio”.
In seguito una pressante comunicazione fra due donne, porterà a un trattato di Pace, il primo della Storia. Possiamo anche aggiungere che le due donne erano le mogli dei due sovrani: Puduepa, moglie di Hatushili III (successore di Muwatali dopo Qadesh) e Nefertari moglie di Ramessu II.
Pensiamo alla comparsa in Egitto di Ser.Amon e dei suoi uomini. Una delle cose che ha fatto dire dei Sardana: “Pirati e predatori”. Cosa non vera! Non vera se attribuita totalmente ai Sardana, i quali non erano un “Popolo di Pirati”, né (solo) un “Reparto di Mercenari” e ancor meno di rozzi abitanti di quelle “Buie Torri di Pietra”, come il 90 % di coloro che li identificano (per fortuna) come Sardi li definisce. Niente di tutto ciò; i Sardana erano un Popolo che viveva nelle città costiere, vestivano il Lino (e non s’Ista ‘e Pedde, la Mastrucca dei pastori), avevano armature moderne e armi insolite, fra cui: il Boomerang, l’Arco composito Corazze, pugnali da lancio etc
Lo stesso Ser.Amon aveva un’armatura che ricordava quella descritta da Omero nell’Iliade, riguardo i Capi Akey o Teucri e Dardani.
Corazza in bronzo, schinieri in bronzo, scudo rotondo, talmente grande che quando Diomede saliva sul carro Omero afferma che “Lo scudo sulle spalle gli dava fastidio al tallone”; tanto era gigantesco.
Pensiamo ad Akille, forse il più descritto dal Vate: egli era considerato invulnerabile, non certo per la storiella raccontate della sua immersione nel fiume Stige da parte della madre. Era invulnerabile o ritenuto tale per un semplice motivo: l’armatura in bronzo lo ricopriva totalmente, elmo, corazza, schinieri proprio gli schinieri lo lasciavano scoperto nella parte posteriore: il tallone! Non è affatto una nostra teoria, è lo stesso Omero a scriverlo nell’Iliade, ove infatti è ferito durante un duello con un Trojano.
Vediamo.
Asteropeo, figlio di Pelegone, sfida Achille nei pressi del fiume Scamandro (ILIADE libro XXI 160-165): «Asteropeo l’eroe , con due lance insieme perché era ambidestro, colpì con l’asta lo scudo ma non lo trapassò, lo trattenne l’oro dono del Dio.
Con l’altra lo colpì di striscio al gomito del braccio destro, ne spicciò sangue denso», (da ILIADE, traduzione Giovanni Cerri).
Che poi Paride Alessandro lo mettesse fuori combattimento ferendolo al tallone, lo abbiamo spiegato sopra perché.
Ne sappiamo qualcosa anche noi che, dopo aver fatto ogni sorta di sport fino agli anni 60, un semplice movimento brusco ci fece saltare il Tendine d’Akille appunto! Mettendoci fuori gioco per mezza dozzina di anni e recuperando solo in parte i movimenti di andatura normale.
Pensiamo solamente a un guerriero come Akille e sappiamo cosa può aver significato per lui.
Ecco Akille, se non era un Akayasa era un guerriero comunque dei Popoli del Mare, magari un Denen, non cambia affatto.
La sua armatura rispecchia quella di Ser.Amon, anch’egli dell’Etnia dei Popoli del Mare: Sardana, parente dei Denen e degli Akayasa.
I Sardana della Guardia Reale Egizia, professionisti della guerra, avevano una tattica in uso fra le truppe corazzate e con armature in bronzo.
Nelle battagli in campo aperto e senza i carri, si schieravano fronte al sole.
Una tattica apparentemente assurda e non certo molto diffusa, anzi negli eserciti antichi lo schieramento era proprio il contrario: spalle al sole. Perché allora questa tattica? Semplice, soprattutto da quelle parti (Egitto, Sinai e dintorni) il sole splendeva sempre e anche piuttosto forte.
Così i Shardana sfruttavano il riflesso del sole sulle corazze in bronzo per accecare il nemico, il quale non si vedeva arrivare addosso questi guerrieri di corsa e alle volte preceduti dai carri ferrati, lucenti anch’essi. Ser.Amon pensiamo abbia usato questa tattica anche a Qadesh contro gli Ittiti e i loro alleati.
Vediamo la scena: Ramessu, fidando nelle notizie (false) fornite dai prigionieri ittiti catturati dai suoi esploratori, attacca con una sola Divisione fidando nel fatto che Hattusili era “ad Aleppo” con tutto l’esercito. Varcato l’Oronte, vede uscire dalla foresta migliaia di soldati e di carri da guerra.
E’ circondato. Si appella disperatamente a Montu “suo padre” Dio della guerra. Ma saranno i 520 Sardana della sua Guardia del Corpo a salvarlo, schierandosi a battaglia come sopra descritto.
Di questo episodio abbiamo scritto in passato un’Ode come una volta si faceva. L’abbiamo scritta in Limba, vale a dire in Lingua Sardana.
Naturalmente l’abbiamo scritta in rima. Poiché però noi conosciamo bene la Lingua Sardana ma Poeti non siamo, ci siamo rivolti a un caro amico del nostro periodo giovanile-politico-indipendentista. Insomma di quando eravamo giovani entusiasti e sognatori.
Il suo nome: Juannedhu Sanna, Giovannino Sanna di Torpé, Poeta e Patriota Sardo.
Dio lo abbia in Gloria. Infatti egli ci lasciò qualche anno dopo averci fatto il regalo che ora pubblichiamo.
Ode a Qadesh di Leonardo Melis, rimata da Juannedhu Sanna
SOS SHARDANAS A QADESH
Ramessu, mannu et balente,
fizzu ‘ e Montu, de Ra est benedìttu
Ramesse est perdidu, est perdènte
non cheret esser prejonèri e malaìttu,
tre miza carros de gherra l’isfìdant,
trintamiza Ittitas lu mìrant.
Ramessu invòcat a Montu,
Ramessu invòcat sos Deos egizios ,
ma no ana esser a lu serbàre issos,
su gherrero shardana, semper prontu.
Mirade ka m’anti koglionàdu,
Hatti, bintu est in Aleppo narànta
de ittitas mizas trinta o barànta
chini m’at a serbàre? So disisperàdu.
Ma in Qadesh est s’ingannu.
S’armàda est xaxàda
Chini m’at a serbàre? Ite dolore mannu
In milli cantos est s’armàda.
Ra, Amon Seth et Pta
Si sunt fuìdas, isparessìdas.
Medas gherreros an perdidu sa vida,
Et sa Bardia mea? Non s’est mancu ida.
Miràde! Sos Shardanas ‘e mare.
Miràde Sos Shardana ribelles
Issos m’ ant a serbàre.
sos gherreros meos ! sunt d’ammirare.
Hatti est timènde.
Hatti si si fùet da sos Shardana,
ghèrrant kun forza disumana,
Hatti s’est fuìdu dae sa zente morènde.
Sos omines si fùent
Sos carros de Hatti sunt furriàdos,
Sos Sahardana tottu arrògant, bòchent ,
nemos los podet bìnkere sos Shardana amàdos.
Ribelles Shardana, zente ‘e mare,
Ki nemos podet Kontrastare!
Leonardo Melis rimata da Juannedhu Sanna
Traduzione in italiano approssimativa:
SHARDANA ALLA BATTAGLIA DI QADESH
Ramses, il grande, l’immenso.
Il figlio di Montu, il prediletto di Ra.
Ramessu è perduto, è circondato.
Mille carri da guerra, tremila carri l’assalgono.
Trentamila Ittiti circondano Ramses.
Egli invoca il padre Montu.
Egli invoca gli Dei d’Egitto.
“Vedete come mi hanno ingannato.
Hatti, il vinto è ad Aleppo dicevano.
Ma a Qadesh si nasconde l’agguato”.
Chi mi salverà?
L’armata è in rotta,
chi mi salverà?
Ra, Amon, Seth e Ptah
Sono in fuga e son dissolte.
Chi mi salverà?
Dov’è la mia guardia?
Eccola! I miei fedeli, eccoli!
I Shardana del mare.
I Shardana dal cuore ribelle.
I Shardana son con me.
Essi mi salveranno!
Hatti è spaventato.
Hatti fugge davanti ai Shardana.
Hatti è in rotta.
I suoi carri son travolti, i suoi uomini in fuga.
I Shardana colpiscono
I Shardana massacrano, annientano…
Nessuno li può fermare.
I Shardana del mare,
I Sher-Dan, i principi di DAN!
I Shardana dal cuore ribelle,
I Sardana del Mare
che nessuno può contrastare!
Leonardo Melis
Ser Amon
di Leonardo Melis
Sisara Generale Sardana in Israel
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