Dal Mediterraneo all’Oriente il Viaggio dei Popoli del Mare
Ai Lettori:
A chi già conosce Leonardo Melis e a chi perviene ora alla lettura dell’Epopea dei Popoli del Mare. Epopea ripresa in questo Millennio proprio da Leonardo e a cui molti oggi arrivano gloriandosi di “primati” che tali non sono affatto.
Chiarisco che userò un Plurale di prassi, non Majestatis, solo un Pluralis Modestiae, come ho sempre fatto in passato. Spero di non suscitare ancora delle critiche per questo, anche se so bene che tali critiche arriveranno dai soliti noti.
Da coloro cioè che io chiamo amorevolmente Archeobuoni.
Tale aggettivo non sta a indicare gli Archeologi, che stimo per la loro professione, ma i cosi detti Barones di Sovrintendenze e Cattedre varie.
Gente di una presunzione inaudita, che si è arrogata il diritto di scrivere la Storia negli ultimi decenni.
Un diritto che loro non spetta, non essendo degli storici, ma semplicemente dei “buoni archeologi”; ove le virgole sono d’obbligo alle volte.
Bando però alle polemiche che non faranno parte necessariamente di quanto si va a scrivere.
Scriveremo in quest’opera di un periodo importante dell’Epopea vissuta dai Popoli del Mare tra la fine del 2° Millennio a.C. e l’inizio del 1° Millennio a.C. Quel periodo denominato della Grande Invasione (1200 a.C.) e la fine del Medio Evo Antico (800 a.C. circa).
Un periodo spesso ricordato dai Greci e dal quale loro usciranno, come altre Civiltà, per cominciare la loro Storia denominata Classica.
Il Mediterraneo sarà nuovamente attivo e protagonista.
Pur se, proprio a causa dei Greci e della loro “giovane vita”, sarà interpretato come nuova Civiltà dovuta soprattutto a loro e a un popolo, ancora da loro, denominato “Fenicio”.
Questo termine, frutto della “ignoranza storica” di un popolo pervenuto in Grecia da altri lidi, entrò anche nella terminologia storica del Mediterraneo ereditato dai Romani, che non erano certo meno “Ignoranti storicamente” dei Greci stessi.
Aggiungiamo il fatto che in epoca di un Ventennio dell’Era moderna che glorificava le origini di Roma, “grazie” a un famigerato Ministero per la Cultura Popolare, il MinCulPop, si arrivò a vietare ogni documento storico che non fosse Greco o Romano.
Comprendiamo bene che il Mediterraneo risultava per questa ragione allo stato selvaggio e barbaro fino al citato 8° secolo circa; cancellando così ogni possibilità di dare una Storia ai Popoli che il mediterraneo lo abitarono secoli, se non millenni prima di tale datazione.
Noi in passato abbiamo fatto questo: ridare alle Genti dell’Europa e del Mediterraneo stesso una identità rubata da interessi di parte.
Abbiamo fatto anche di più, denominando queste Genti con l’appellativo dato loro da Popoli sicuramente più antichi di Greci e Romani: gli Egizi per esempio.
Essi chiamarono di volta in volta questi popoli “Capi dei paesi Stranieri”, “Abitanti delle Isole dell’Occidente”, “I Popoli del Grande Verde”. I Greci stessi chiamarono questi Popoli antichi e leggendari con i nomi di Pelasgi e Tirreni, senza comunque conoscerne la Storia reale.
Noi li abbiamo chiamati anche Urim, alle volte Hyksos. Un francese di origini italiche, Gaston Maspero, li chiamò a fine del 1800 di quest’Era: Peuples de la Mer. Popoli del Mare, appunto.
I Popoli del Mare | Dal Mediterraneo all’Oriente
di Leonardo Melis
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