Un bravo a Leonardo Melis, per quanto ha fatto prima, per la ricerca sulla Bandiera sarda e per quanto ha fatto con questo libro sulla storia sarda.
I POPOLI DEL MARE
Un bravo a Leonardo Melis, per quanto ha fatto prima, per la ricerca sulla Bandiera sarda e per quanto ha fatto con questo libro sulla storia sarda.
I miei complimenti a Leonardo per il coraggio e la pazienza dimostrati nella stesura di questo libro.
Un lavoro che ancora nessuno aveva saputo o voluto affrontare: mettere insieme l’immane quantità di materiale riguardante i Popoli del Mare e i Shardana in particolare, che si trova sparso nei Testi antichi, greci, egizi, romani, ebraici, sumeri… lo studio delle carte geografiche alla ricerca della “Traccia di Dan”… lo studio delle lingue (Sumero, Akkadico, Ebraico, Latino e Greco)… i suoi viaggi in Egitto, Spagna, Francia, Corsica, Isole Britanniche alla ricerca di conferme… l’esplorazione sistematica dei siti nuragici, dei pozzi sacri, le chiese campestri, le antiche città shardana della nostra Costa, lo studio dei toponimi e di tutto quanto riferito ai nostri Antichi Progenitori.
Personalmente trovo molto interessante la sua tesi sulla provenienza dei Shardana dall’Asia Minore, e più precisamente dalla Mesopotamia, già dai tempi di Sargon. Il mio studio sulla comparazione del Sardo antico con la Lingua Sumera e Akkadica vuole dimostrare anche questo.
“ADU SHAME’ ERSETI DARUNI”
Prof. Raffaele Sardella
La storia dei Popoli del Mare: dopo l’esperienza del romanzo storico “SHARDANA”, abbiamo pensato che fosse giunto il momento di raccogliere tutto il materiale riguardante “I Popoli del Mare” e i Shardana in particolare, catalogarlo e scrivere un “saggio” su questa pagina importantissima della Storia del Mediterraneo, che toccò anche i mari del Nord e in particolare il Baltico.
Vogliamo però avvisare il lettore che il nostro modo di raccontare le cose esce un po’ dai canoni tradizionali del saggio storico.
Preferiamo cioè un linguaggio più spontaneo e meno tecnico.
Questo potrà non piacere agli “adetti ai lavori”, ce ne dispiace un poco, ma preferiamo che quanto abbiamo da dire sia piuttosto accessibile a tutti.
Anche gli argomenti trattati ci portano fuori dai famosi canoni per alcune “rivelazioni” che stravolgono quanto fino ad oggi la Storia Classica ci ha propinato.
Raccontare che popoli oggi sottomessi (vedi i Phelets-Palestinesi, gli stessi Shardana e Washasha) un tempo dominarono il mondo conosciuto per più di un millennio, distruggendo imperi e città.. raccontare dei collegamenti con l’Esodo, la tribù perduta di Dan, Mosè… raccontare che lo stesso Mosè non era Ebreo… porta il lettore a credere che trattesi piuttosto di un lavoro di pura fantasia.
Eppure tutto è regolarmente documentato da citazioni di Testi e Autori al di sopra d’ogni sospetto: Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone, Pausania, Festo, Solino, Tito Livio, I Testi Egizi, i Papiri di Harris, gli scritti di Wilbour, il Poema di Pentaur, Freud, la stele di Meneptah, i bassorilievi di Luxor e Karnak, Medineth Abu…
Qui parliamo in particolare dei Shardana.
La provenienza di questo popolo dall’Asia Minore, ormai accettata dalla maggioranza degli studiosi, è quanto si sostiene in questo libro, con alcuni distinguo.
La loro origine dalla città di Sardi, la capitale della Lydia patria del leggendario Creso, sarebbe l’ipotesi più logica visto l’affinità dei due nomi e, aggiungiamo, anche per un’abitudine mai persa degli studiosi nostrani e non, di considerare la Storia Sarda piuttosto recente.
Crediamo però più attendibile la tesi del Carta Raspi, secondo cui essi proverrebbero dall’Asia Minore molti anni prima della fondazione di Sardi stessa.
Sorvolando per ora sul fatto che anch’egli insiste in ogni caso nel precisare la loro origine anatolica, notiamo che a dargli un notevole contributo sono alcuni documenti, soprattutto di fonte Egizia.
Vi si parla a più riprese dei Popoli del Mare e degli Shardana in particolare, già dai tempi di Amenophis I (1557 – 1530 a.C.) e Amenophis III e di Tuthmosis III (intorno al 1400 a.C.).
Di loro parlano ampiamente le iscrizioni nel tempio rupestre di Abu Simbel, in quello di Karnak e di Medinet Habu, i papiri di Harris e gli scritti di Wilbour
Ma la tesi di Sardi come patria d’origine diventa insostenibile se si pensa che Sardi, per logica, sarebbe stata distrutta insieme all’Impero Ittita, dei cui domini faceva parte essendo situata nell’area d’influenza di Hattusa, durante l’ultima terribile invasione dei Popoli del Mare intorno al 1200 a.C.
Come avrebbero potuto i Shardana (che dei Popoli del Mare erano una delle componenti guida) distruggere la loro città d’origine?
Non risulta, infatti, nessuna città risparmiata dalla furia devastatrice di tale immane invasione (con l’eccezione di Atene).
Inoltre non bisogna dimenticare che la data di tale avvenimento è precedente di due secoli alla stessa fondazione di Sardi (intorno al 1000 a.C.).
La teoria che darebbe origini da Sardi è proclamata da alcuni studiosi che fanno riferimento a Erodoto, il quale riporta un episodio del tempo del faraone Psammetico.
Riferendosi ai mercenari Cari e Joni inviati da Cige re di Sardi, lo storico scriveva: “erano i primi uomini di lingua straniera a installarsi in quel paese” (Erodoto: II, 154).
Collegando il fatto ai mercenari shardana al soldo dei faraoni, i nostri studiosi sostengono che Erodoto intendeva riferirsi al periodo di Seti I (circa XIV secolo a.C.)
Perché?
Perché molti sarcofaghi e utensili greci sono stati trovati nel Delta spesso insieme agli oggetti della XIX dinastia e poiché in questo periodo formazioni di mercenari Shardana erano al servizio di Seti il grande… i Shardana vengono da Sardis! Interessante teoria.
Peccato che, per far quadrare il cerchio, sia prima necessario dare dell’idiota a Erodoto, che avrebbe preso i Greci (Cari e Joni) per Shardana, e Psammetico per Seti il grande.
Ancora Erodoto avrebbe scambiato il VII secolo col XIV, e inserito Cige e Assurbanipal (il re assiro contro cui Psammetico impiegò i mercenari greci) nel periodo storico dei Popoli del Mare, che finirono le loro micidiali incursioni alla fine del II millennio! Cosa non si fa per negare che anche Popoli come quello Sardo possano aver avuto un passato illustre e glorioso.
E’ invece molto probabile che questo Popolo abitasse la Sardegna già dal secondo o addirittura terzo millennio a.C. Sappiamo ad esempio che il bronzo, di cui i Shardana avevano il monopolio, era lavorato in Sardegna già a metà del II millennio in forme artistiche di rara bellezza e che nello stesso periodo furono conquistate la Corsica e le Baleari ad opera di popoli provenienti dalla Sardegna (1500-1400 a.C).
Gli Egizi danno ai Shardana e ai loro alleati una collocazione geografica ben precisa, chiamandoli i re delle Isole dell’Occidente, tale è, infatti, la posizione della Sardegna rispetto all’Egitto, cosa che invece non risulta per quanto riguarda la città di Sardi, che oltre al fatto di non essere un’isola, è posta chiaramente ad Oriente (o almeno a Settentrione).
D’altronde Sardi da un’indagine archeologica condotta in Turchia, risulta fondata intorno al 1000 a.C., mentre le ultime scoperte avvenute tra Haifa e Tel-Aviv confermano insediamenti Shardana in Asia Minore già dal 1150 a.C.. Sardi era inoltre situata a circa 150 km. dal mare e per un popolo di navigatori e di pirati la cosa risulta alquanto insolita.
Qualcuno potrebbe obiettare che tutto sommato le Isole dell’Occidente potrebbero essere anche le isole dell’Egeo. In effetti, Lemno, Creta, Cipro e altre si trovano a Nord-Ovest dell’Egitto (Più a Nord che Nord-Ovest), ma ricordiamo che gli Egizi aggiungevano la parola “sconosciuti” ogni volta che parlavano dei Popoli del Mare, mentre sappiamo che avevano rapporti commerciali da sempre con le isole dell’Egeo, che quindi conoscevano abbastanza bene.
Riteniamo quindi di poter escludere (almeno in parte, e subito spieghiamo perché) anche l’ipotesi dell’Egeo e precisiamo, con l’aiuto degli antichi cronisti, che: Creta fu occupata dai Popoli del Mare nel 1400 a.C. (Plutarco), ma già i Shardana avevano conquistato le isole di Lemno e Imbro, da dove poi passarono in Grecia, rapirono le donne degli Ateniesi e andarono a Creta dove si governarono da se stessi.
Simonide di Ceo racconta che durante il primo tentativo di sbarco a Creta, alcuni Sardi furono catturati e condotti a morire fra le braccia arroventate della statua bronzea di Talo.
Essi andarono incontro alla morte con un beffardo sorriso sulle labbra che egli chiamò riso sardonico, il sardus gelo di Omero.
Deduciamo che le Isole dell’Egeo, potevano ospitare alcuni componenti dei Popoli del Mare (la Bibbia dice che i Phelets o Filistei venivano da Kaftor, Creta) e principalmente degli Eraclidi (Shardana), ma l’originaria e più importante sede erano le Isole del Mediterraneo Occidentale (Sardegna, Corsica, Baleari, Sicilia) perché, se fossero stati abitanti delle isole dell’Egeo, gli Egizi li avrebbero chiamati col loro nome e non: i re dei Paesi stranieri oppure: re delle Isole dell’Occidente.
Gli Egizi, come già precisato, infatti ben conoscevano Greci e Cretesi, avendo con essi scambi culturali e commerciali abbastanza frequenti. Numerosi documenti egizi confermano la presenza dei Shardana dai tempi più remoti ed è parere diffuso che i misteriosi Hyksos, che invasero l’Egitto intorno al 1700 a.C., siano da identificare con i Popoli del Mare. Facciamo una datazione storica:
Dalla cronologia storica deduciamo quindi che: verso il 2.300 a.C. in Asia Minore succede qualcosa di catastrofico, che costringe un gran numero di Popolazioni a fuggire.
Una parte si muove verso il Nord (Penisola Anatolica) per proseguire in diverse direzioni, sia per via mare che per via terra; parte di essi invade il centro dell’Europa. Risalendo il Dniepr e il Dvina (il porto dei Boristeniti, alla foce del fiume Boristene, attuale Dniepr, si chiamava Olbia – Erodoto IV: 17/18), alcuni gruppi raggiungono il Baltico (golfo di Riga) e si insediano nella penisola Scandinava, Isole Frisone, Danimarca e Irlanda, altri seguono il percorso del Danubio (notare la radice DN in tutti questi toponimi), dando origine alle tribù celtiche (Celti, Galli, Galati, Caldei?).
Un altro grande gruppo (Abramo?) si insedia in parte sulle rive del Mar Morto e in parte, a bordo di veloci navigli, volgono verso il Mediterraneo Occidentale e si installano nelle isole maggiori, nelle coste iberiche e nel Nord Africa, da questi luoghi partiranno poi per le loro scorrerie che toccheranno anche e soprattutto l’Egitto.
Ma cosa era accaduto di tanto catastrofico da costringere un popolo, allora all’apice del suo splendore, a fuggire in cerca di altre terre più ospitali?
Una recente scoperta fatta dal geologo Sharad Master, dell’università di Witwatersrand (Sudafrica) di un cratere di 3,4 km. di diametro, situato alla confluenza del Tigri con l’Eufrate, sta proponendo la soluzione “Diluvio”.
Secondo quanto asserito dal geologo, si tratterebbe del cratere scavato dalla caduta di un meteorite, precipitato sulla Terra intorno al 2300 a.C., il cui impatto fu catastrofico. Paragonato a decine di migliaia di bombe atomiche.
L’impatto scosse tutto il Pianeta, provocando un’onda gigantesca che avrebbe sommerso tutto. I detriti sollevati in aria oscurarono il sole, facendo scendere la temperatura sotto lo zero e provocando siccità e desertificazione.
Pur accettando la tesi sostenuta dal prof. Sharad Master sulla causa che provocò il Diluvio (Quello universale), pensiamo che questo avvenne molto tempo prima e che la catastrofe avvenuta in Mesopotamia durante l’impero di Sargon, non fu di quelle proporzioni; semplicemente perché, fino al 2000 a.C., periodo della migrazione, esisteva ancora una dinastia regnante storicamente documentata.
Le città sumeriche avevano, infatti, ripreso il potere, cacciando i re Semiti della dinastia di Sargon.
L’avvento della III dinastia di Ur, città egemone, è datata 2124 a.C. e del primo sovrano abbiamo anche il nome: Urnammu.
E’ il periodo biblico di Abramo, il quale “uscì da Ur dei Caldei (Keltoi-Celti?)”, forse proprio per il ritorno al potere dei Sumeri.
Abramo era, infatti, un Semita.
Comunque carestia ci fu, senza dubbio, e tracce geologiche di una grande siccità sono state scoperte, anche grazie agli studi di Harvey Weiss, dell’università di Yale (USA), mentre recenti studi sui sedimenti dei fondali del Golfo di Oman hanno dato risultati sorprendenti sulla concentrazione di minerali del Bronzo Antico tipici di ambienti desertici, almeno di sei volte maggiore del normale.
Tornando ai sovrani egizi, essi descrivevano di volta in volta i Shardana come alleati o come terribili nemici, chiamandoli i re delle isole che sono nel cuore del Gran Mare – i capi dei paesi stranieri – venuti dalle isole dell’Occidente – Shardana n. p. iam (Shardana del mare) – venuti dalle isole e dalla terra ferma posta sul grande cerchio d’acqua (Ramses II).
E ancora: venuti dal nono arco (52°-56° parallelo) e dall’Isola Basileia, alta, con rocce rosse, bianche e nere, ricca di rame”.
Facciamo notare che, per chi sbarcasse sulle coste orientali sarde, nel golfo di Orosei, troverebbe sicuramente una costa alta a strapiombo sul mare, con rocce di granito rosso, bianco e nero.
Inoltre sappiamo che la Sardegna è ricca di miniere di rame.
Mentre il riferimento al nono arco è chiaramente rivolto agli alleati Danuna (o Danen) e ai Saksar (Sassoni?), probabili abitatori dei paesi nordici, chiamati dai Greci col nome di Iperborei. O addirittura agli stessi Sher-Dana: Le isole del Mare del Nord erano, infatti, abitate dai Tuatha de Danan, letteralmente “Figli di Dan” o “Tribù di Dan”, quindi Sher-Dan.
A più riprese i Shardana, a capo di una coalizione conosciuta nell’antichità col nome di Popoli del Mare, assalirono e devastarono i territori del Mediterraneo orientale e l’Egitto stesso.
L’ultima invasione, la più terribile, annientò l’impero Ittita e quello Micenèo, rase al suolo Ugarit e Micene, Biblos e Tirinto, invase la Laconia e dilagò nell’Asia Minore, tutto bruciando e distruggendo, mentre una parte della flotta con a capo gli stessi Shardana piombò sul Delta con la chiara intenzione di invadere anche l’Egitto.
Ramesse III li affrontò, riuscendo a fermarli e convincendoli a desistere, anche per il probabile intervento di mediazione dei mercenari che militavano da tempo agli ordini dei faraoni.
Dopo questa invasione alcuni gruppi si stabilirono nelle terre conquistate: Shardana, Akwasha, Phelets e Tjeker si stabilirono in Libano e in Palestina, a Cipro e a Creta, in Laconia e in Anatolia, dove intorno all’anno 1000 a.C. fondarono Sardi.
Un gruppo si stabilì sul Delta, fondando città e creando fortificazioni per conto dei faraoni.
Un altro contingente tornò nelle città Sarde carico di bottino, mentre i Tursha si insediarono in Lydia, da dove partirono poi per l’odierna Toscana in seguito a una carestia intorno al 900 a.C., estendendosi poi a Umbria e Lazio e dividendo coi Shardana le zone d’influenza del Mediterraneo.
Essi diedero il loro nome al mare a Oriente della Sardegna, mentre i Shardana continuavano i loro traffici a Occidente, nel mare che ancora oggi prende il loro nome.
Finché i Shardana detennero il monopolio del commercio del bronzo, i Tursha ebbero un atteggiamento quasi di sudditanza, accettando persino il fatto che i loro re fossero scelti fra i dignitari Sardi.
In seguito, con la diffusione del ferro, gli equilibri cambiarono e le città sarde cominciarono un lento, ma inesorabile declino.
SHARDANA: Shrdn, Shardin, Sher-Dan. Principi di Dan, spesso indicati come i veri promotori delle invasioni che si ripeterono a ondate successive fin dal 1700 a.C. (Hiksos?).
Costituivano anche la flotta d’appoggio per il trasporto truppe e vettovaglie, non disdegnando ogni tanto di sganciarsi dal resto della coalizione per tentare imprese di pirateria sulle coste ricche d’Egitto e Grecia.
Sono identificati con gli abitatori delle Isole Sarde.
Affiancano Ramessu (Ra-Mose, Ramses II) a Qadesh contro gli Ittiti.
Probabile il loro inglobamento nella tribù di Dan da parte di Mosè.
Gli antichi li chiamavano anche Eraclidi, Tespiadi, Tirrenidi, Pelasgi (ma quest’ultima denominazione potrebbe essere riferita ai loro cugini Pheleset, mentre Tirrenidi indicava anche i fratelli Tursha).
Probabilmente erano i Danai citati da Omero nell’Iliade insieme a Tjeker (Teucri), Likku (Lici) e Akawasa (Achei).
Per gli autori greci discendevano da Danao esule dall’Egitto.
Ma è più probabile che emigrassero in Sardegna verso il 2300-2000 a.C. dall’Asia Minore (durante l’Impero Akkadico?), in seguito ad una carestia durata più di trecento anni.
TJEKER: Teucri. Omero nella sua Iliade li identifica con i Troiani.
Con i Shardana costituivano la flotta della Coalizione. Anche i Tjeker si stabilirono in Palestina nel periodo dell’Esodo.
La città costiera di Dor, da loro fondata (dal romanzo “Il viaggio di Wenamun” 1080 a.C.), avrebbe dato il nome ai distruttori di Micene: i Dori, secondo alcuni studiosi, appartenenti ai Popoli del Mare.
Le Tribù di Issacar e Aser appartenevano a questo Popolo.
AKWASHA: Ekwesh, Akaiasa.
Forse gli Achei di Omero.
Meneptah dice che erano dei circoncisi come i Shardana, particolare usanza che proverebbe la possibilità del coinvolgimento della tribù perduta di Dan e di Mosè nello scenario dei Popoli del Mare.
LIKKU: nella battaglia di Qadesh stanno con gli Ittiti, insieme a un contingente di Shardana (Questi ultimi però stavano in maggior parte con gli Egizi), marinai provetti, forse Liguri o più sicuramente Lici.
Parteciparono anch’essi alla guerra di Troia, come alleati dei Teucri-Tjekker.
LIBU: sicuramente Libici.
Durante il regno di Meneptah (1220) sono protagonisti di una rivolta che rischia di travolgere l’impero egizio.
Nel 945 a.C. s’impadroniscono del potere in Egitto con l’aiuto dei Shardana e fondano la XXII dinastia.
TERESH (Tursha): Tyrsenoi, Tirreni, Etruschi.
Stretti parenti dei Shardana, con i quali fondarono parecchie città in Iberia, Italia e Sardegna: la biblica Tarshish o Tartesso, la sarda Tharros (da loro anche il nome del maggior fiume sardo, il Thirso), Nabui (Neapolis) sempre in Sardegna.
Dopo l’ultima invasione (1.200 a.C.) abitarono probabilmente la Lidia, governati dagli Eraclidi (Shardana), come racconta Erodoto.
Verso il IX secolo, forse per una carestia, o molto più probabile per la pressione degli Assiri, si stabilirono nella penisola italica col consenso dei Shardana, i quali cedettero loro l’influenza della parte orientale del Mare Sardo che da loro prese poi il nome di Tirreno.
Tale concessione però dovettero pagarla acconsentendo che a governarli fossero i re scelti fra i dignitari sardi.
Gli storici romani chiamavano i lucumoni etruschi col nome di Sardi, spiegando che essi erano scelti tra i Sardi (Strabone); “reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur” (Festo), appunto.
SHAKALASA: Shekelesh, probabilmente Siculi o Sicani.
Un ritrovamento, a Monte Dessueri (SR) in Sicilia, di anfore identiche a quelle della necropoli di Azor, presso Giaffa (XI sec. a.C.), porterebbe a pensare che anche i Shekelesh fossero coinvolti negli avvenimenti raccontati dalla Bibbia, come Shardana, Tjekker e Phelets.
Le pajare nel Salento (Puglia), simili a “Nuraghes”, sono opera dei Sakalasha?
PHELEseT: Pulutasi, Filistei, forse i mitici Pelasgi.
La Bibbia dice che venivano da Kaftor (Creta), annoverandoli però fra i popoli “Camiti”.
Ciò non è esatto: essendo essi Anatolici (o anche Egei) erano invece discendenti da Japhet come il resto dei Popoli del Mare.
Diedero il nome alla Palestina.
A differenza di Danai (Shardana) e Tjeker che si unirono alle tribù guidate da Mosè, i Pheleset furono sempre in contrasto col Popolo Ebraico.
Ma furono probabilmente la guardia del corpo del Re Davide (Samuele II-15).
DENEN: Danen, Danuna, Danai (gli stessi Sher-Dan)
Probabilmente si unirono agli Ebrei nell’Esodo, formando o aggiungendosi alla tribù di Dan, dalla quale si staccarono per andare a “vivere sulle navi” una volta arrivati in Palestina e scomparendo poi misteriosamente.
Ma è probabile che salpassero per la Sardegna per poi colonizzare le terre del Nord-Europa, da dove ripartivano coi loro alleati per imprese di conquista e di pirateria.
Forse i fantastici Iperborei spesso nominati dai Greci altri non erano che i Danen abitatori delle Isole del Settentrione.
Ricordiamo che i primi colonizzatori dell’Irlanda furono, secondo la mitologia, i Tuatha de Danan e che la Grande Madre di tutti gli Dei era in Irlanda Danu e in Inghilterra Dona.
WESHESH: Wasasha.
Corsi? O forse Wilusha, dal nome ittita di Ilio-Troia.
E’ probabile che, come i Shardana, risiedessero in varie località.
Nel Papiro di Harris Ramses III li chiama, infatti, “Washesh del mare”.
La presenza di menhir antropomorfi con le sembianze dei Popoli del Mare a Filitosa sembra confermare l’ipotesi: Weshesh=Corsi.
MESHWESH: mercenari Libici, forse le tribù beduine, i nomadi del deserto.
SAKSAR: Sassoni?
DORI: non sono citati dagli Egizi, ma erano pure loro appartenenti ai Popoli del Mare dell’ultima invasione del 1200 a.C.
Forse provenivano dalla città Tjeker di Dor, in Palestina.
Anno 1700 a.C. Se è vero, come sembra, che gli Hyksos appartenevano anch’essi ai Popoli del Mare, nell’invasione che sottomise l’Egitto per oltre un secolo, doveva esserci per forza anche lo zampino dei Shardana, che in questa misteriosa coalizione di popoli avevano un ruolo primario e che, in ogni caso, fungevano sempre da flotta d’appoggio nelle imprese che li portavano fuori dalle loro isole “site nel cerchio del Grande Mare, ad Occidente”.
Quanto annunciato dal Marcolongo conferma la tesi di Leonardo Melis, secondo cui le antiche città sarde della costa non sarebbero state fondate nell’VIII, IX secolo a.C. dai Fenici (come finora si era creduto), ma dai Popoli del Mare (i Shardana e i Thursa) nel XIII secolo se non nel XIV sec. a.C. Perché, sostiene Melis nel suo “SHARDANA I POPOLI DEL MARE”, il fenomeno che sommerse le antiche città avvenne intorno al 1150 a.C., come provato da studi effettuati sulla Costa Sarda e su quella Nord-Africana.
Intanto azzeriamo immediatamente la stupida ipotesi delle lampade, poiché molte delle navicelle hanno il baricentro spostato in avanti e questo le porterebbe, una volta appese al soffitto (tale sarebbe il compito dell’anello rotante), a rovesciare inevitabilmente l’olio in esse contenuto. C. Zervos, ricordando le navi scoperte a fianco alla Grande Piramide, sostiene che le navicelle sarde sarebbero degli ex voto che accompagnavano il defunto nel suo viaggio verso l’Oltretomba.