I Popoli del Mare e le Città Shardana in Israel
Città Shardana in Israel | I Popoli del Mare dunque si insediarono in Israel nel periodo in cui è datato da alcuni l’Esodo. Sicuramente lo fecero dopa la grande Invasione del 1200 a.C. con i Popoli del Mare in marcia verso l’Egitto, via terra e via mare.
E dopo la battaglia del Delta in seguito al trattato che vedeva il faraone Ramesse III conservare il suo regno in cambio della cessione delle provincie di Siaria, Palestina e Sinai.
Quando scrivemmo il nostro secondo libro sulla Tribù di Dan spiegando queste cose, ci fu un’alzarsi di scudi e di risatine, oltre che di sfottò da parte dei soliti Archeobuoni ma stavolta anche da parte di chi aveva esultato 3 anni prima all’uscita di “Sardana i Popoli del Mare”.
Fantasie da parte di Leonardo Melis. Noi però non ci preoccupammo, sapendo che prima o poi chi aveva contestato queste teorie, le avrebbe fatte sue anni dopo. Intanto però noi nelle conferenze in giro per il mondo proponevamo le prove, con i Testi Egizi e altri documenti.
Ora facciamo un ulteriore regalo ai nostri lettori. Raggruppiamo i documenti più importanti e li presentiamo qua. No, non vi spaventate: niente noiosi documenti da tradurre o decifrare.
Solo racconti come una volta. Racconti fatti dai protagonisti di quel tempo.
Come la Battaglia di Qadesh e altro.
Dalla Cartina vediamo elencati alcuni dei Popoli del Mare nelle località che la Bibbia attribuisce alle tribù dei figli di Jacobbe.
Noi non stiamo negando questo, poiché Mose incluse alcuni reparti dei Popoli del Mare, fra le tribu di Israel: Zabulon (Ja.Baal.On) era Shakalasa, come Issakar. Aser era Sardana come del resto Dan. Senza scordare i Pheleset in Palestina, i Tjeker a Byblos e Dor e i Libu a Tiro.
Inoltre gli archeolgi Israeliani stanno scoprendo città dei Popoli del Mare, anche queste citate spesso dalla Bibbia per fatti di importanza notevole. Akko con i Sardana, Azor con i Shakalasa, Aroset Goim con i Sardana ancora
Ed è la Bibbia stessa a parlarne, citando nomi che noi abbiamo riconosciuti molto familiari.
Come Sisara appunto, uno dei primi personaggi di cui parleremo come insediato in una delle città “bibliche”.
Sisara, ancora giovane, abbiamo visto che arrivò con suo padre Ser.Amon e la sua famiglia insieme al popolo che aveva accompagnato Neb.Ka.Set/Mose fuori dall’Egitto.
Suo padre comandava i soldati di scorta inclusi soprattutto nel Tribù di Dan. Di questa Tribù la Bibbia parla in modo un poco “originale”.
La loda per le sue qualità di “protettrice” del Popolo, non la elenca però fra le Tribù quando vi è da dividere le Terre “Conquistate”. Adducendo la scusa che ”Dan non seppe conquistarsi il territorio”.
A parte il fatto che nel libro di Josueh è ben spiegato che il territorio sarebbe stato conquistato da tutto il Popolo e poi diviso equamente, vi è poi il fatto che gli unici “abili alla guerra” quando si partì dall’Egitto erano proprio i Daniti e i Tjekker, scelti all’uopo da Ser.Amon per l’abilità e la fedeltà.
A parte tutto ciò vedremo che Dan si conquistò personalmente e da solo il Territorio, mentre gli altri restarono eccome a bocca asciutta! Andiamo comunque con ordine. Partiamo dalla Tribù di Dan che, nel frattempo si era stabilita, guarda caso, in una porzione di terra a fianco ai fratelli Pheleset.
Leggiamo dalla Bibbia.
<Dal Libro dei Giudici: “La tribù di Dan non si era ancora stabilita, ma occupò Kanaan. Mandarono 5 forti guerrieri a esplorare, lì trovarono un sacerdote levitico dei loro (della Tribù di Dan, N.d.A.) a casa di un certo Milcah e gli chiesero come mai si trovasse da quelle parti, egli rispose che Milcah lo pagava per fare il sacerdote nella sua casa e per la sua gente. Essi gli chiesero se Dio era con loro, egli rispose che avevano la Sua benedizione. Proseguirono e trovarono una ricca città abitata da gente pacifica. Tornati dai loro, riferirono quanto visto e i figli di Dan si armarono in seicento e partirono. Giunti presso Cariath-Jarim si fermarono e posero il campo e diedero a quel luogo il nome di Campo di Dan. Poi proseguirono e giunsero alla casa di Milcah dove trovarono ancora il giovane levita. Alcuni di loro presero le statue, l’Ephod e gli idoli e con dolci parole chiesero al giovane di seguirli dicendogli che era meglio fare il sacerdote per un’intera tribù che per un uomo solo. Egli convinto li seguì, ma Milcah con la sua gente inseguirono i figli di Dan per farsi restituire gli idoli e il sacerdote. Ma i figli di Dan dissero loro di non osare più proferir parole nei loro confronti, se non volevano avere contro uomini corrucciati e dediti alla guerra. Così proseguirono verso il paese di Lais che conquistarono distruggendo la città e passando a fil di spada gli abitanti. Da allora Lais si chiamò Città di Dan e Jonathan e la sua stirpe divennero i sacerdoti dei loro idoli.” (Judici XVIII).>
Questa fu la prima azione di Dan all’ingresso in Palestina. Non solo si conquistò il suo territorio, ma rese giustizia alla famiglia di Neb.Ka.Set/Mose rintracciando suo nipote e facendone il Gran Sacerdote del “Primo tempio di Israel”.
La famiglia di Mose fu infatti cancellata dai racconti dopo la morte dello stesso Mose.
Perché questo? Beh! Noi pensiamo sia dovuto alla prima “Revisione” degli scritti del Pentateuco e pensiamo anche di sapere quando accadde e perché.
A Dan nascerà quindi un Santuario, dove Jaweh sarà adorato in forma di idolo.
Gli studiosi hanno spesso cercato di capire quali fossero questi idoli venerati non solo dai Daniti, ma da tutto il popolo, fino alla costruzione del Tempio in Gerusalemme a opera di Salomone.
Noi pensiamo di averne identificato uno, il più importante, e ne abbiamo rintracciato anche il nome: Nehustan (II RE – XVIII: 4).
Ma quello che ci ha lasciati esterrefatti è stato scoprire che si trattava del Serpente di bronzo!
Andiamo con ordine e seguiamo le tappe rintracciate nel Sacro Testo.
All’arrivo in Palestina la famiglia di Mose fu estromessa dal Culto e dal potere. I suoi capi dimenticati e i sacerdoti diventarono poco più che vagabondi. Stessa sorte toccò alla tribù di DAN, che non ricevette la sua parte di Territorio (la favola di non essere riusciti a conquistarlo non regge affatto.
Il territorio fu conquistato da tutto il Popolo e poi diviso).
Ma i Daniti rintracciarono uno dei membri della famiglia Musita (Nella persona di Jonathan nipote di Mose), lo convinsero a fare il sacerdote per loro nella Terra che andavano a conquistare e che chiameranno col loro nome.
Fondarono il Santuario di Silo e quello di Dan, dove conservarono il Nehustan, oltre naturalmente il Tabernacolo con l’Arca. Per la cronaca, fu un re di Giuda a distruggere l”Idolo” che tutto il Popolo ancora adorava. “Ezechia ruppe il Serpente di Bronzo che Mose aveva fatto, perché ancora i figli d’Israele gli offrivano sacrifici” (II dei Re: XVIII-4).
Lo stesso Ezechia colpevole di aver cambiato il significato di KEREN (KORNA) in AKRAN (RAGGI) sulla testa di Mose e altre menate da radical bigottismo.
Quanto all’Arca e il Tabernacolo (ne parliamo ampiamente in altro capitolo), furono recuperati da David nel paese dove furono conservati (almeno l’Arca) dopo la disfatta subita a opera dei Philistei, che però dovettero disfarsene a causa di pestilenze scoppiate nel loro territorio e attribuite all’Arca stessa.
Questo luogo è identificato con Kariath Jarim chiamato anche Campo di Dan! Salomone, poi, costruirà il tempio con all’interno il “Santo dei Santi” che custodirà l’Arca.
Ma perché si perdono le tracce della famiglia Musita? Fu un complotto? Un’operazione politica? Perché la Bibbia sembra, in alcuni casi esaltare Mose e in altri cercare di metterlo in cattiva luce?
Pur riferendosi agli stessi fatti la Bibbia descrive l’operato di Mose e Aronne in modi differenti, come se ci fossero due racconti sovrapposti. Due racconti sovrapposti?
Si è proprio così, la Bibbia ha due trascrizioni che sono identificate in E (Eloista) e in J (Jawhista). La prima sembra patteggiare per Mose e la seconda per Aronne e, cosa più eclatante, divide anche i due Regni (rispettivamente Israele e Juda).
Noi crediamo anche di averne identificato i “colpevoli”. Uno è sicuramente Esdra. Esdra era un gran sacerdote o un Rabbi particolarmente influente nella comunità dell’esilio babilonese.
Con l’editto di Ciro del 539 a.C. ci fu il ritorno dei prigionieri a Jerusalem e la ricostruzione del Tempio a opera di Zorobabel. Esdra fu inviato successivamente (458 a.C.) da Artaserse con pieni poteri per riportare il Popolo all’antico Culto. Con Esdra arrivò Neemia con funzioni di governatore.
Neemia si curò della ricostruzione e Esdra “Spiegava la Legge”. Abbiamo capito che il “Rientro” riguardava Juda e non le Tribù del Nord, che mai ritornarono. La Samaria era popolata di Cananei misti a superstiti delle antiche Tribù e per i Judei essi non erano migliori dei Gentili. Logico quindi che, riscrivendo i Libri, questi venissero adattati ad uso e consumo di Juda, la tribù di Davide, di Salomone e dei sacerdoti Aronniti.
Il libro di Esdra parla di una forte opposizione da parte dei Samaritani, che egli chiama “Nemici di Juda e di Beniamino”. Ma sembra che i samaritani tendessero semplicemente la mano ricordando che anch’essi erano adoratori dello stesso Dio.
La risposta fu secca e sferzante: “Non conviene che voi e noi si costruisca insieme il Tempio al Signore nostro Dio: noi dobbiamo edificarlo da soli, come ci ha comandato Ciro, re di Persia” (Esdra: IV).
Qualcuno storcerà il naso sulla buona fede di Esdra e ne avrà pienamente ragione, egli infatti perpetra l’antica rivalità fra i sacerdoti Musiti e Aronniti, scoppiata al tempo di Salomone, che esiliò il gran sacerdote Ebiatar (Musita di Silo)) favorendo Zadok di Ebron (Juda) aronnita.
Vogliamo controllare? Esdra, VII: “Dopo questi fatti, sotto il regno di Artaserse di Persia, Esdra figlio di Seraia, figlio di Azaria di…(sic.) di Abisua, figlio di Finees, figlio di Eleazaro, figlio di Aronne, Sommo Sacerdote, Esdra ritornò da Babilonia”.
Esdra quindi aveva pieni poteri e li fece valere a favore della sua gente, la gente di Juda. Avendo il compito di ricostruire una Nazione, ne doveva ricostruire la Storia e non vi era posto per chi in passato si separò formando uno Stato a se, ossia le dieci tribù del Nord e i loro sacerdoti.
La Storia andava riscritta! Ecco allora che la Bibbia racconta i fatti in modo da giustificare continuamente i comportamenti degli Aronniti e mettere in cattiva luce i discendenti di Mose, se non Mose stesso ritenuto intoccabile. Da. I Principi di Dan ed. 2005.
L’Astio di Ezechia verso il tempio, anzi i Templi di Dan. Di cui uno era sicuramente a Silo e l’altro a Sais, chiamata poi Città di Dan, era dovuta per questo prevalere della discendenza di Aronne supportata dal sacerdote Zadok al tempo di Salomone nei confronti della famiglia di Mose, di cui scippò l’eredità.
Fino alla distruzione del tempio stesso (Quello di Dan) e la distruzione di alcuni “Idoli”. Quali erano questi idoli e titoli? Vediamoli.
Il Bastone di Mose alle volte è chiamato Bastone di Aaron; e altre è Aaron che usa il bastone stesso di Mose, come nel racconto della tramutazione in serpente davanti a Faraone.
Chi comunica con il popolo è Aaron; cosa questa giustificata da una presunta “incapacità” di Mose stesso. Un’ incapacità che non riusciamo a capire in un condottiero quale era. Anzi noi lo abbiamo capito e anche scritto in passato: Mose non poteva comunicare con gli Hapiru/Ebrei, perché la sua lingua era un’altra, essendo egli Egizio di educazione almeno, se non addirittura di nascita.
I discendenti di Aaron hanno il Sacerdozio riconosciuto; eppure noi sappiamo che il primo sacerdote del primo tempio era un nipote di Mose; il tempio era quello di Dan e il sacerdote era Jonathan; forse demonizzato e dimenticato volutamente da Judei e Aronniti, perché nel tempio dove lui officiava, quello di Dan, era venerato il Nehustan, il serpente di bronzo voluto da Mose che aveva salvato il popolo dai morsi velenosi nel deserto. Ragion per cui Ezechia si sentiva autorizzato a distruggere gli idoli e a cancellare la memoria stessa di Mose, almeno nella sua discendenza. O almeno a provarci …
Di Dan la Bibbia parlerà ancora nel libro di Deborah che racconta l’epopea di Sisara.
Prima di continuare con le citazioni e i documenti probanti la presenza dei Popoli del Mare in Siria Palestina, dobbiamo però chiarire quale era la presenza (presunta o quasi) del Popolo raccontato dalla Bibbia:
Da “Shardana la Bibbia degli Urim”: <Tornando in … Israele: se per Dan ci furono problemi di “conquistarsi il territorio”, il Libro dei Judici subito all’apertura ci fa un quadro della “Conquista” da parte delle restanti Tribù ebraiche piuttosto disarmante:
• Juda, con l’aiuto del Signore riuscì a conquistare la regione montuosa, ma non riuscì a vincere gli abitanti della pianura, dotati di carri ferrati.
• I figli di Beniamino non scacciarono da Jerusalem i Jebusei, vissuti ivi con loro fino al giorno d’oggi.
• Manasse non espulse gli abitanti Beth San, Taanac, di Dor, Jeblaam, Megiddo… sicchè l’antico Kananeo continuò ad abitare in quel paese.
• Zabulon non scacciò i Cananei da Ketron e Naalal, ed essi abitarono con lui.
• Aser non scacciò i Cananei da Akko, Sidone Aalab, Afec, Rechob, perciò abitarono fra quelli.
• Ephraim non scacciò i Cananei che abitavano in Gazer, e questi dimorarono con lui.
• Nephtali non scacciò i Cananei da Bet Semes e Bet Anat, ma dimorò con loro.”>
(JUDICI: I – 21-36)
Ma allora? Perché dobbiamo sempre essere noi ricercatori “non ufficiali” a scrivere la verità vera? Se già è scritto nei testi appunto “Ufficiali”?
Questo non piacerà ai nostri amici che sono del parere che alcuni brani della Bibbia devono essere lasciati “come sono”, cioè non spiegati. Noi però abbiamo citato ben altro, sia storicamente che linguisticamente errato.
Chiarito che non fu Josueh a conquistare il territorio chiamato in seguito “Terra Promessa”, continuiamo con i nostri amici e fratelli Popoli del Mare. Continuiamo con i Tjekker, arrivati in parte con Mose e il resto con l’armata reduce da Troja. Citiamo stavolta un documento egizio.
<Venamun. L’autore di questo affascinante racconto ci riporta a episodi riportati anche dalla Bibbia e da altri scritti egizi, che confermano queste affermazioni (compresa quest’ultima di Leonard Woolley) sulla presenza dei P.d.M. in Palestina e in Canaan in particolare. Alla fine del XI secolo a.C. Wen-Amon, un funzionario del tempio di Amon a Tebe, inviato a Byblos per richiedere legni di cedro, raccontò la sua avventura in un poema che prese il suo nome. Dopo incredibili peripezie affrontate nel viaggio dall’Egitto a Byblos, arrivato in città, si vide negare l’udienza richiesta. Deluso, umiliato e incredulo per l’atteggiamento di un vassallo (ex, aggiungiamo noi) che non teneva in alcun conto la potenza del suo paese, fece di tutto finché riuscì a comprare un cortigiano che lo introdusse alla corte del capo della città: Tjekar.Baal. Alla richiesta del funzionario egizio, Tjekar.baal rispose che, se l’Egitto voleva i legni di cedro, li doveva pagare. Wen-Amon, sempre più umiliato, inghiottì il boccone amaro e decise di inviare un messo per ottenere il pagamento dai suoi superiori. Cosa che avvenne regolarmente. Ma quando tutto sembrava filare liscio e quando il legname era stato accatastato sulle banchine, attraccò nel porto una flottiglia con a bordo dei personaggi che entrarono a corte senza neanche farsi annunciare, affermando che il trasporto spettava a loro. La cosa strana è che, a un rifiuto di Wen.Amon (che forse aveva dei motivi di inimicizia con loro), il re di Byblos affermò che la cosa non lo riguardava più e che essi, i Tjeker (questo era il loro nome), potevano fare dell’egiziano quello che ritenevano opportuno, una volta fuori della città. I Tjekker? Cosa ci facevano i Tjekker a Byblos nel XI sec. a.C.? Ramessu III non li aveva cancellati dalla faccia della Terra, insieme ai Sherden, ai Pheleset ecc.? A quanto pare, no! Essi, non solo erano vivi e in salute, ma i Fenici li conoscevano e li rispettavano e gli Egizi ne avevano un fifa tremenda! Molti studiosi attestano, infatti, la presenza di Popoli del Mare in Palestina e fra questi vi erano i Tjekker, arrivati con i Shardana di scorta alle tribù semite guidate dal principe Mose. I Tjekker fondarono la città di Dor e da lì partirono probabilmente quando i loro fratelli piombarono dal Nord Europa sulla povera Grecia. I Greci poi identificarono gli invasori (Dori) col nome della città da cui arrivava questo gruppo, Dor, appunto.>
Comunque i Greci sbagliano anche qui, o meglio non colgono il vero significato della provenienza degli Spartani (DORici). Ci aiuta invece la Bibbia nel libro dei Maccabei. (I Maccabei – XII – 5)
<Gionata un condottiero Judeo che prese l’eredità di Giuda Maccabeo, scrisse una lettera agli Spartani sostenendo che essi erano della stessa stirpe. Ricordando che Ario, re spartano aveva già tempo addietro inviato una lettera a Onia, il Gran Sacerdote del tempio di Jerusalem. Il testo della lettera recitava: “Ario, re degli Spartani, a Onia, sommo sacerdote, salute! In uno scritto riguardante gli Spartani e i Judei si è trovato che sono fratelli, perché della stessa stirpe di Abramo (Urim, N.d.a.)”> (I Maccabei – XII – 19).
In quanto alle altre Tribù, sappiamo che ad Azor vi erano i Shakalasa, come ad Akko (S. Giovanni d’Acri dei Templari) vi erano i Sardana.
In entrambe le città gli archeologi israeliani hanno trovato molte ceramiche sarde (ad Akko) e ceramiche sicule (ad Azor, identiche a quelle di Monte Dessueri in Sicilia). Sappiamo dai testi egizi che a Tiro vi erano i Libu e Ittiti sparsi dalla zona di Ruben fino ai pressi di Damasco, oltre che a Jerusalem (Jebusalem o Ursalem).
In quanto ai Pheleset la Bibbia stessa racconta che arrivarono da Kaphtor (Creta), pensiamo al tempo della Grande Invasione del 1200 a.C. Anche nei loro confronti il Trascrittore della Bibbia fa credere che le buscarono spesso soprattutto dalla Tribù di Juda (appunto!). leggendo però attentamente la Bibbia, troviamo che: “All’epoca in tutto il paese d’Israele non vi era nessun fabbro ferraio, perché i Filistei avevano adottato la tattica d’impedire che gli Ebrei si potessero fabbricare spade o lance. Perciò tutto Israele doveva andare dai Filistei per farsi arrotare il vomero o la zappa, la scure e la falce fra tutti gli uomini che erano con Saul e Jonata, non si trovò né una spada né una lancia, l’avevano solo Saul e Jonata” (I Samuele XIII: 19).
Quindi?
Tornando invece ai Sardana identificati dalla Bibbia come Tribù di Dan, il Trascrittore ha trasformato Sansone in eroe e Judike della Tribù di Juda. Anche qui qualcosa non torna, poiché Sansone era <<figlio di Manoe di Saraa, della tribù di Dan, la cui moglie era sterile a costei apparve un angelo del Signore che le disse: Tu concepirai un figlio egli sarà nazireo, sul capo del quale non passerà rasoio”>>.
(Un annunzio che ci sembra familiare). Sansone dunque era un Danita e, noi pensiamo, in buoni rapporti con i vicini Filistei (Dan si era stabilito inizialmente al confine con i cugini Pheleset, in attesa di trasferirsi al Nord).
La prova dell’amicizia ne è lo sposalizio con “la donna filistea” e il successivo rapporto con Dalila, anch’essa filistea. Si potrà osservare che egli facesse spesso strage di Filistei ma, leggendo attentamente il Sacro Testo, si capisce che si trattava di questioni del tutto personali.
Come appare chiaro che egli non combatteva per gli Ebrei, anche dall’episodio della sua cattura a seguito dell’incendio dei campi dei Filistei. In quest’occasione furono gli stessi Israeliti a consegnarlo: <<Or, i Filistei domandarono: “Chi ha fatto questo?”. E fu loro risposto: “E’ stato Sansone”, ma Sansone fece strage dei nemici e andò ad abitare in una caverna della rupe di Eta>>.
I Filistei armarono un esercito e entrarono nel territorio di Juda. I Judei, presi da paura, salirono in Tremila e dissero a Sansone: “Non sai tu che i Filistei dominano su di noi? Perché dunque ci hai fatto tal cosa?”.
(Judici, XV). Sansone disse che si sarebbe consegnato, ma chiese loro di giurare che non l’avrebbero ammazzato. Appena arrivati a Lehi (che nome curioso, ve n’è uno anche in Sardinia) si fecero loro incontro i Filistei con grida di gioia. Ma Sansone, rotte le funi che lo legavano, prese una mascella d’asino e fece strage dei nemici.
Come possiamo notare, egli non combatteva per Israele e Israele non era dalla sua parte.
Le imprese di Sansone sono tutte dettate da episodi che riguardavano solo lui e il suo modo spavaldo di vivere da “Balente”, che lo portò in contrasto con l’Autorità vigente, che però non era quella di Juda.
Ben altro la Bibbia ci racconterà riguardo a qualcuno a cui abbiamo intitolato questo libro che, come potete notare NON è un romanzo, né un SAGGGIO STORICO ma un RACCONTO STORICO ben documentato.
Per il vostro e il nostro piacere.
Prima però di entrare nel vivo del racconto personale di Sisara, vorremmo prima citare documenti e scoperte che hanno confermato la nostra ricerca basata sui testi egizi e biblici fino al momento in cui scoprimmo il lavoro di un Archeologo Israeliano: Adam Zertal.
In “Sardana I Principi di Dan” nel 2005 scrivevamo quanto segue:
<Alla luce di quanto varie volte annunciato (anche da noi in “Shardana i Popoli del Mare”) da archeologi israeliani e da studiosi sardi, quali il prof. Giovanni Ugas, che ebbe occasione di recarsi in visita con i suoi studenti a vedere quella che lui chiamava “città nuragica”, crediamo sia giunto il momento di fare un tentativo per identificare la famosa cittadella di El Awat che, a detta di molti studiosi, sarebbe “nuragica” per la sua struttura simile alle caratteristiche costruzioni disseminate a migliaia in tutto il territorio della Sardinia. Vediamo alcuni dati presi a prestito da quanto fornito dal prof. Zertal e dalla sua equipe:
- Il sito sta a 325 m. sul livello del mare, da cui dista 18 km.
- Abitato per 50-60 anni e abbandonato nel 1160 a.C. circa
- Sono stati rinvenuti degli scarabei col cartiglio di Ramesse III e uno del XV secolo a.C.
- Nei pressi vi sono altri quattro siti similari
- Nessuna traccia di distruzione
- Area complessiva: circa 30.000 mq.
- Muro di cinta spesso 5-8 m. e alto 4-6
- La torre ritrovata (che ha fatto pensare ai Nuraghes) 10×15 m.
- Ritrovate ceramiche di tipo “nuragico” (ma noi precisiamo: shardana)
Questa descrizione potrebbe indicare più di uno fra i siti citati dalla Bibbia, come: Mageddo, Tanak, Haroset Goim, Dor e Hazor. Per quanto riguarda Dor, sappiamo che era abitata dai mercenari Tjekker descritti nel poema di Wenamon.
Pur essendo contemporanea ai fatti di Deborah, crediamo di poterla escludere, poiché si parla di un capo, Sisara, con nome tipicamente Shardana.
Naturalmente non escludiamo che ci fosse alleanza fra i due gruppi, poiché insieme avevano scortato Israele nel deserto e insieme avevano conquistato la Palestina ai tempi di Josué.
Hazor è nominata dalla Bibbia nel libro di Deborah. Il Sacro Testo afferma che Jabin regnava in Hazor. Hazor è troppo a Nord rispetto ad Al Awaht, ma il suo condottiero, Sisara, abitava in Aroset Goim e aveva a disposizione 900 carri da guerra.
Werner Keller, nel suo “La Bibbia aveva ragione”, cita Mageddo come una sorta di città-scuderia che poteva ospitare centinaia di cavalli e di carri: le famose stalle di Salomone! E a Mageddo esiste anche una torre di tipo “nuragico” semidistrutta.
Mageddo, era un’importante fortezza spesso menzionata per incredibili fatti storici. Ne citiamo alcuni, per appagare la curiosità del lettore e per stimolarlo alla ricerca e alla sua interpretazione su quanto stiamo proponendo:
- 1460 a.C: TuthMose III batte i Cananei e conquista la fortezza.
- 1150-1120 a.C. circa: Deborah e Barak sconfiggono Sisara nella valle di Mageddo.
- 1120-1110 a.C. circa: Gedeone vi sbaraglia i cammellieri madianiti.
- 1012-1004 a.C. circa: Saul è sconfitto dai Filistei.
- 609 a.C: Josia è sconfitto dal faraone Neko.
- 1120 d.C. circa: i Templaricostruiscono il castello di Faba.
- 1187 d.C. circa: i Templari sono sconfitti e cacciati da Saladino.
- 1799 d.C. Napoleone batte 25.000 Turchi con una carica di cavalleria di 600 uomini.
Concludendo, ci pare che Mageddo potrebbe essere la candidata numero uno quale fortezza di Sisara e dei suoi uomini, se non fosse sito tropo conosciuto dagli archeologi e ben definito il suo luogo.
La Bibbia cita Aroset Goim come residenza di Sisara e dei suoi uomini.
Tanak è il posto dove Deborah riunì le forze e dove si svolse la battaglia. Haroset Goim non doveva essere troppo distante.
Haroset Goim è El Awat?
Ebbene, noi lo crediamo fermamente, con l’aiuto Della stessa Bibbia e di alcuni archeologi israeliani che oggi stanno rendendo giustizia ai fatti veri accaduti in quell’epoca: L’epoca dell’Invasione dei Popoli del Mare. Haroset Goim era dunque la città did Sisara e dei suoi 5000 soldati e le loro famiglie.
Si insomma, Al Awaht, la città shardana scoperta da Adam Zertal.
Oggi possiamo affermarlo con sicurezza e confortati da una chiacchierata con Adam Zertal in quel di Cagliari proprio nel 2005.
Egli si trovò d’accordo sul nome della città e dei suoi abitanti.
Sisara aveva trovato dove porgere i suoi servizi di comandante presso un principe della città di Azor, una città dei Shakalasa insediatisi dopo la Grande Invasione e dopo la rinuncia dell’Egitto alle sue provincie, ivi compresa la Siria/Palestina.
Azor era più a Nord did Aroset Goim e non lontana da Akko, città shardana.
Qualche sera egli rientrava a casa, ove lo attendevano trepidanti sua moglie Bithia, la madre (moglie egizia did Ser.Amon) e soprattutto il figlioletto Kareh.
Noi immaginiamo la gioia di Kareh, quando il padre rientrava e la sera quando gli raccontava le sue imprese, quelle del nonno Ser.Amon e Della sua Gente: I Sardana.
Le imprese di questi guerrieri marina, sopratutto marina, appunto. Kareh infatti amava il mare in modo assouto, le imprese, i viaggi dei suoi Avi. In modo particolare quei viaggi alla ricerca dello stagno.
Quei viaggi che portavano nei mari del Nord, nella DANnonia (Kornovglia), ove i Shardana trovarono questo minerale utilissimo soprattutto per la lega che ottenvano fondendolo con il rame.
Parliamo del Bronzo, di cui essi detenevano il monopolio. Ancor di più quei viaggi favolosi che duravano tre anni e portavano verso il Sud del mondo.
Quei viaggi verso Tartesso.
Abbiamo raccontato di alcuni Judici, fra cui Sansone della Tribù di Dan.
Altri Judici sorsero in Israele e persino in Juda. Uno di questi era una donna: Deborah.
Judici IV-V: ”Jabin, un re cananeo, che regnava in Asor e aveva per condottiero dell’esercito Sisara (Un generale dei mercenari Shardana di stanza in Palestina per conto dei Faraoni, n.d.A.) che abitava in Aroset Goim, forte di 900 carri ferrati, oppresse duramente i figli d’Israele per 20 anni
In quel tempo era Judice in Israele Deborah… giudicava le cause fra Rama e Bet-El sui monti di Efraim… Deborah andò con Barak in Qades, radunò Zabulon e Neftali, 10.000 combattenti”. A causa dello straripamento di un torrente, i carri di Sisara si impantanarono ed egli fu sconfitto.
Ma nel Cantico di vittoria che segue alla battaglia, Deborah si lamenta: “E Dan perché se ne sta sulle navi?Aser ha preso dimora sul lido del mare e nei suoi porti vive tranquillo…”
Cosa era accaduto? Deborah aveva cercato di radunare le tribù per scacciare i mercenari insediati nella regione di Manasse, presso il Monte Carmelo, ad Haroset Goim (El-Awaht?).
Dan, però, fece orecchio da mercante, sia perché Sisara (Si-Shar) e i suoi erano Shardana, quindi loro fratelli, sia perché Israele si ricordava di Dan solo quando c’era da combattere.
Con Dan, anche Aser si guardò bene dall’intervenire per le origini comuni (Aser era composta da Tjekker e da Shardana, una delle famiglie dominati era quella dei Shar e lo stesso nome della tribù contiene questo appellativo: A-sher).
Vogliamo ancora rimarcare il fatto che Israele uscì dall’Egitto sotto la scorta dei mercenari Tjeker e Shardana, inclusi rispettivamente nelle tribù di Aser e Issacar i primi e nelle tribù di Dan e Zabulon i secondi.
Prova ne sia il fatto che, una volta che queste tribù se ne andarono a Nord (verso il Libano, dove erano stanziati altri Popoli del Mare), i poveri Ebrei cominciarono a buscarle dai vicini (soprattutto Pheleset – Filistei) e ci fu bisogno dei Judici per difendersi, anche perché i figli di Jacobbe poco avevano appreso di guerra durante l’Esodo, nonostante i racconti trionfalistici del libro di Josué.
E la presenza di un esercito oppressore in Haroset Goim (El Hawat?), appena qualche lustro dopo la “Conquista” della terra Promessa conferma pienamente quanto sosteniamo. Intanto esaminiamo questa presenza di un esercito (forse) egizio in queste terre. Tratto per alcuni commenti da: “Sardana i Principi di Dan” di Leonardo Melis ed. 2005.
Citiamo il nostro libro per i motivi di cui parliamo in altri capitoli. Mentre scriviamo infatti arriva un ennesimo scoop giornalistico su “Sisara e la città shardana in Israele” stavolta portata, la notizia, da un politico israeliano in visita al governatore della Sardinia. Noi quindi ne abbiamo piene le tasche di queste notizie fragorose che riguardano cose scritte da noi 15-20 anni fa.
Alla storia di Deborah e Sisara però noi vogliamo aggiungere ben altro.
La Verità, quella vera, è quella che voi state certamente aspettando, chi per sincero piacere della conoscenza, e chi invece per cogliere noi in fallo per qualche strafalcione che scriveremo.
Mentre però crediamo di avere per ora accontentato quasi sempre i primi, ci doliamo per aver deluso i secondi. O forse non ce ne doliamo affatto.
La Verità è che, per una di quelle sventurate avversità che spesso nella storia hanno sconfitto grandi condottieri e dato la vittoria a generali di scarso valore, ventura volle che Sisara fosse sconfitto.
Una di quelle avversità piombò infatti come un fiume in piena sugli uomini di Sisara. Anzi era proprio un torrente (il Kijon) in piena gonfiato oltremisura da un autentico uragano che si scatenò durante la battaglia.
Un torrente di montagna che travolse i carri e li rese inservibili per il combattimento.
A quel punto gli uomini di Sisara, pur valorosi, si trovarono uno contro cinque.
Cinquemila contro ventiquattromila per essere precisi.
La conclusione è ancora più amara, per la fine che fece Sisara, tradito dalla moglie di un suo amico che violò la più sacra delle regole: quella dell’Ospitalità.
Una regola che Sisara, uno Shardana, credeva inviolabile. Questa regola fu invece violata da una “benedetta fra tutte le donne”, come la Bibbia definisce Jaele, moglie di Eber il kenita amico di Sisara.
Questa poco affidabile signora accolse Sisara che cercava scampo al massacro e lo avvolse in una coperta dopo avergli offerto una ciotola di latte (segno della sacra ospitalità).
Quando Sisara, sentendosi al sicuro, si addormentò, la brava Jaele, prese un martello e un picchetto della tenda e glielo piantò nella tempia. La beffa più grande è che la Bibbia si cura di annotare che “Vi era pace tra Jabin e Eber il Kenita”.
Un tradimento della peggior specie! Oltretutto Jaele non era ebrea e non aveva alcun motivo, se non il tradimento, per uccidere l’amico del marito.
Dal cantico di Deborah si intuisce il tradimento e l’azione malvagia anche se parzialmente mascherata dalle lodi: “A chi chiedeva il latte, in un piatto principesco presentò la “panna” (Latte acido). Ma la sinistra impugnò il piolo, la sua destra il martello da fabbro”
Quanto aggiunge dopo il Testo ci piace ancora meno: “Affacciata alla finestra la madre di Sisara sospirava: perché tarda a venire il suo carro? Una sua ancella risponde: Certo raccolgono e dividono la preda, una fanciulla, due fanciulle per ogni guerriero un vestito, due vestiti per Sisara” il Cantico quindi aggiunge: “Così periscano tutti i tuoi nemici o Signore!”
Quasi compiacendosi del dolore della Madre di Sisara.
Una cosa però traspare da questa epica battaglia che vide soccombere un esercito di professionisti sotto i colpi di decine di migliaia di montanari male armati e peggio comandati.
Deborah la Judikessa, essendo donna, non poteva comandare un esercito, solo poteva radunarlo. Si rivolse così a Barak offrendogli il comando.
Inizialmente Barak rifiutò pensando a un’impresa suicida contro i soldati di Sisara. Deborah lo apostrofò dandogli dell’inetto e facendogli capire che, se avesse accettato avrebbe avuto gloria eterna, mentre rifiutando, i posteri avrebbero acclamato una donna (lei) come eroina delle genti.
Deborah quindi fece correre i messaggeri fra le tribù dei monti (Juda) e le tribù delle pianure del Nord. Pare che alcune rifiutassero. Fra queste vi erano due tribù composte da elementi dei Popoli del Mare.
Per la precisione Tjekker e Shardana, nella fattispecie ASER e DAN.
Ella, infatti, nel suo leggendario Cantico si lamenta:
- “Nei Territori di Ruben grandi erano le esitazioni, perché sei rimasto tra gli ovili ad ascoltare le zampogne dei pastori?…” e
- “Gàlaad sta fermo oltre il Jordano” ancora:
- “E Dan perché sta peregrinando sulle navi?”
- “Aser si è stabilito lungo le rive del mare e presso le sue insenature dimora.”
Insomma, pare che l’invito di Deborah cada nel vuoto. Salvo qualche eccezione. Il motivo? Lo abbiamo spiegato altre volte.
Si trattava di genti dell’etnia dei Popoli del Mare. Sisara apparteneva alla loro gente.
Era uno Shardana.
Il figlio del comandante della Guardia Reale egizia: Ser.Amon.
Dal Cantico appare anche altro di molto importante: “E Dan perché sta peregrinando sulle navi?” e poi:
“Aser si è stabilito lungo le rive del mare e presso le sue insenature dimora.”
Sono le lagnanze di Deborah sul perché alcune Tribù non intervengono.
Queste due in particolare però hanno un distinguo: mentre delle altre si parla come delle popolazioni montanare e atte al pascolo delle greggi, di queste appare chiaro che si tratta di popolazioni dedite alla navigazione!
Tutto questo distacca dall’immagine che ci avevano dato delle Tribù “ebraiche” di chiaro stampo Judaico.
Il Trascrittore della Bibbia sappiamo infatti essere un appartenente alla Tribù di Juda, reduce dall’esilio di Babilonia nel V sec. a.C. circa.
Per lui “Israel era quello che descriveva il primo Redattore prima dell’arrivo dei Babilonesi. Ossia il glorioso periodo di Re David”. Chiaramente egli il “Primo redattore” non poteva esimersi dal descrivere i Viaggi a Ofir e le navi di Tarsis. Chiaramente facendo apparire il tutto come una genialatta di Salomone.
Quest’ultimo non poteva però avere idee con vocazione marinara.
Dovette infatti rivolgersi al suocero di Tiro: Re Hiram, un Libu!
Tutta questa situazione, di cui parliamo più ampiamente in altro capitolo, mette in discussione il libro di Josueh. Un libro probabilmente scritto “su commissione”; si insomma tipo l’Eneide di Virgilio, scritta su richiesta di Augusto per “ricostruire” le origini della Gens Julia.
Noi non intendiamo assolutamente declassare la Bibbia a romanzo. Anzi, siamo sicuri che la Bibbia riprende fatti realmente accaduti nei tempi passati, e non solo in Israel.
Questo è il caso del racconto che facciamo dell’epopea di Sisara. Personaggio storicamente esistito e che noi abbiamo identificato come generale al servizio dei faraoni della XIX Dinastia e poi passato agli ordini del principe Jabin di Azor, un principe Sakalasa.
di Leonardo Melis
Sisara Generale Sardana in Israel
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